#EndoViaggi - Le Valli Bergamasche con gli Amici Della Piega
#ENDOVIAGGI N#1 CON Gli Amici Della Piega
Si parte presto, rispetto ai giorni normali. Se la sveglia ormai di default è impostata per le 8, già alle 7 si è operativi. Mascherina addosso, giubbotto con le protezioni, pantaloni tecnici e stivali. Stipati in una panda a metano vecchio stile, siamo in due, diretti verso il box dove ci attendono le nostre bimbe.
La mia Shadow 125, ferma da Febbraio, e il Multistrada 1200 del Gigi, scalpitano per ritornare a calcare la strada. Tolta la mascherina, vorrei vedere voi col casco e quell'aborto sotto che ti soffoca, si indossano casco e guanti. Porca vacca non parte la Shadow. E allora è un attimo smontare i fianchetti e la sella, prendere i cavi e dargli una scarica di adrenalina.
Tempo tre minuti e siamo finalmente di nuovo in pista, son manate di gas violente fino ad arrivare in valassina, la statale che ci porta fin su a Giussano. @chrisfont74 con la sua compagna sono li ad aspettarci, appena dopo il cartello di Benvenuto, sull'Africa Twin nera e rossa. Di fianco a loro c'è Fabio, sul Tracer 900, riservato, ma sempre pronto a dare una mano a chi ne ha bisogno.
Ci prendiamo una pausa ed un caffè, mentre arrivano il Dingi e la Marzia, sul secondo Tracer del gruppo. Eccoli qua, da oltre 30 persone che ci sono nel gruppo, oggi siamo in 7. Gli Amici della Piega, i più temerari.
Tutti rigorosamente mascherinati, sia chiaro, un pieno di benza e via, di nuovo in sella.
La mia Honda lo confesso, fatica un po' a star dietro a tutti, ma non desisto. La valassina è quasi tutta ferma, sfruttiamo i varchi tra le auto per infilarci. Passato il Lambro, passata Costa Masgnaga, costeggiamo i laghi di Annone e Garlate, la rocca dell'Innominato di tradizione Manzoniana si staglia alla nostra sinistra. Paese per paese, incrociamo tanti fratelli motociclisti. Ci salutiamo tutti, pure i T-Maxisti. E stranamente anche i Giessisti ricambiano il saluto, sarà colpa della pandemia?
Si arriva a Torre de' Busi con il morale a mille, sta arrivando il passo Valcava. Tornanti e controtornanti, su per la strada. Erano mesi che i motori non giravano così tanto, la manopola della mia Shadow è calda come a ringraziarmi di averla fatta finalmente uscire dal box. Un paio di grattate di scarichi con annesse scintille, perché tra la moto bassa e il fondo stradale non proprio perfetto, a volte sono inevitabili. Ma ora come ora non sto troppo a pensarci, tanto sono gli scarichi originali: in box ho ancora i SilverTail da montare.
Arriviamo su in cima, al ripetitore televisivo del passo, all'ombra della sua antenna. Dio quanta gente, tutti qui oggi? Guarda, c'è un baracchino che vende il formaggio con degustazione gratuita! Vabbe sono le 11, che fai non assaggi il taleggio di Giuseppe? Eh si che lo assaggi. E ne compri anche tre bei tocchi, per 30 euro tre chili di formaggio e una formaggella in omaggio (tranquilli, abbiamo le borse a tenuta stagna, con le mattonelle ghiacciate per tenere fresca l'acqua).
Al di la del passo incomincia la Valsecca, in questo periodo più florida e colorata che mai a dispetto del suo nome, che ci indirizza giù per la valle del torrente Imagna, passando per le terme di S.Omobono. Arrivati davanti al minigolf ho una brillante idea per allungare il giro: appena qui sopra, oltre la boscaglia, c'è il paesello dove andavo in vacanza in montagna da piccolo.
Che in realtà è un buco, ma ci sono un paio di ristoranti dove si mangia bene e le curve per arrivarci sono di una bellezza rara. Proposta accettata dal gruppo, si gira la moto e si risale verso Rota Imagna. Si passa davanti all'albergo Miramonti, il più classico e stereotipato nome per un albergo bergamasco, con tanto di spa.
Si sale verso il centro, dove due laconici vecchietti seduti al Piccolo Bar, che ci guardano straniti. Si oltrepassano le Scuole, tutte chiuse, e si arriva alla curva, dove un tempo c'era un alimentari che oggi, oramai da qualche anno, ha chiuso i battenti. Il Fontana spinge per andare a visitare l'altro versante della valle, i paesini come Locatello e Fuipiano. Imposta lui il navigatore, come sempre con integrata l'opzione "strade di merda". Lo prendiamo in giro spesso per questa cosa, e ha ragione.
Dopo esserci lasciati Rota alle spalle, abbiamo passato un paio d'ore buone in messo ad una fitta boscaglia; si, eravamo sull'asfalto, ma tra l'ombra, il freddo, l'umido e il fondo con annesso brecciolino, le gomme della mia Shadow iniziavano ad urlare pietà. Finalmente, dopo una serie infinita di tornanti a gomito stretti e una quantità imprecisata di cartelli con scritto "Strada Non Collaudata" (annamo bene!) attraversiamo l'unico ponte, rigorosamente con semaforo, dei monti bergamaschi. Con questa scelta di itinerario, il Fontana si è guadagnato l'appellativo di Maestro Jedi delle Strade di Merda.
Arriviamo alla località Sottochiesa, e fortunatamente non siamo più da soli. Accampati come noi in uno spiazzo arrivano tanti altri motociclisti, sembra quasi un raduno organizzato di chirurghi in moto, tutti con la mascherina azzurrina. Scendiamo dalle moto, tutti e 7, per mangiarci un panino e sparare quattro cazzate in compagnia. Appena si apre il discorso, un rumore attira la nostra attenzione: sembra un elicottero che si avvicina.
Man mano che passano i secondi lo vediamo sbucare basso basso da dietro la montagna. È giallo e rosso, lo riconosciamo. Avremmo preferito non vedere l'elisoccorso per la strada, vuol dire che qualcuno non sta tanto bene. Scende il pilota, chiedendoci delle informazioni: non riesce a scendere in nessun'altro punto, per cui da li in poi continueranno a piedi.
Un nostro fratello ha avuto un incontro ravvicinato con il guard rail, e ha avuto la peggio. La moto è in pezzi, lui è ancora vivo. Subito la corsa all'ospedale, con l'elicottero che si rialza rapidamente. "Bergamo è solo qualche chilometro più in giù, ce la farà" ci assicura un soccorritore. I suoi amici lo seguono in moto da terra.
Un'onda di malumore ci avvolge come una coperta fredda, cerchiamo di scacciare i brutti pensieri con un caffè veloce e quattro chiacchiere sull'itinerario prima di ripartire. Scambiamo due parole con un altro gruppo di motociclisti, avvisandoli della brutta strada che li aspetta guidando verso nord. Loro ci rassicurano, scendendo verso la valle la strada migliora.
E allora di nuovo in sella, con la speranza di trovare strade meno sconnesse: è il Dingi davanti stavolta, con Google Maps, che non ci delude. La pattuglia dei Carabinieri ferma sul luogo dell'incidente ci intima di rallentare, facendoci passare scaglionati. Per terra c'è ancora una chiazza d'olio, pericolosa. Ci lasciamo alle spalle Sottochiesa e lo spettacolo che ci si para davanti non ha eguali: una stretta gola, con le pareti di roccia, ricoperte da un sottile strato di muschio. A sinistra, appena più giù del guard rail, scorre il Brembo, che gioca a saltellare su e giù per le rapide scoscese.
Ad un certo punto, il tunnel: una breve galleria, che mi riporta alla mente il circuito di Monaco, con la sua gara in programma proprio in queste ore, appena dopo pranzo. Ma i miei pensieri, mentre mi godo il viaggio, sono interrotti da una Fiat 600 che contromano risale la strada, col finestrino abbassato e la musica a tutto volume.
Per evitare discussioni, correggo la traiettoria spostandomi verso l'interno della carreggiata, a ridosso quasi del muro roccioso. Non contento, il conducente urla qualcosa dall'auto. Lo ignoro. La stessa cosa non farà Gigi, che da chiudifila indisturbato, ma con la vena del collo chiusa, inverte il senso di marcia... Ancora non so esattamente cosa sia successo, ma sono contento di aver seguito gli altri fino a San Pellegrino Terme. Appena prima di arrivare nei pressi del centro abitato, mi sono accorto di essere l'ultimo. Gigi ci ha raggiunto poco dopo, giustificando la sua assenza con un vago "ho dovuto discutere"...
Il giro si conclude con un gelato, all'altezza del centro storico di San Pellegrino appunto, con rimarchevoli note sulla via del ritorno, poco dopo Dalmine.
All'ingresso di una rotonda, passa davanti a me un ragazzo su un Kawasaki ER-6N nera e oro, ad occhio è il modello pre-restyling. L'auto di fronte a lui inchioda, e me lo vedo perdere l'anteriore davanti agli occhi. Lui rotola via sullo zaino, la moto scivola a bassa velocità verso il centro della rotonda. Mi fermo subito, in un punto morto del traffico.
I ragazzi del gruppo deviano il traffico mentre io e Dingi ci accertiamo che lui stia bene. Rialzo la moto, sorpreso dal fatto che sia così leggera. Al confronto con la mia, la Kawasaki è una bicicletta. Comunque, la conta dei danni è presto fatta. Una lieve strisciata sulla carena, una sbucciatura sul gomito e la leva del cambio leggermente piegata verso l'interno. Andrà sostituita, ma nel frattempo Gigi tira fuori dal sottosella del Multistrada il kit degli attrezzi.
Cerca la prolunga per la chiave a tubo, che incastra sulla leva, facendo forza verso l'esterno, raddrizzandola. L'acciaio è comunque piegato, ma almeno non gratta sulla carena. Il ragazzo ci ringrazia e noi ripartiamo, certi di aver compiuto una buona azione. Da Dalmine ad Agrate Brianza è tutto un rettilineo, ma con la mia 125 non posso affrontarlo.
Quindi appena prima di Osio Sopra, salutiamo i ragazzi. Gli Amici della Piega riprendono il largo, sull'A4, mentre io e Gigi ci interroghiamo su che strada è meglio fare per arrivare velocemente a Cinisello, evitando il traffico delle 18:00.
L'unica è seguire l'Adda fino a Vaprio, poi prendere la statale che ti porta fino a Gorgonzola e poi tenere il passo della Metropolitana. Arriviamo a casa, mettendo la moto in box con le formaggelle in saccoccia, che si son fatte quasi le 20:00.
Abbiamo viaggiato col sole in pieno viso, e anche se col casco, ho tutto il viso abbronzato, con gli zigomi rossi e il naso pure. Ma è stato un gran giro. A parte le mulattiere sul brecciolino umido.
Un sentito ringraziamento agli Amici Della Piega.
.
Se questa rubrica vi piace lasciate un bel like e condividete il post con i vostri amici.
Io vi saluto e mi raccomando
GAS A MARTELLO, SEMPRE!
.
-Lemmy
.
#Passionendotermica #EndoViaggi #ValliBergamasche #AmiciDellaPiega #DiariDiBordo