Imola : I Ricordi

08.05.2020

La pista di Imola è tragicamente legata alla morte del leggendario Ayrton Senna e a quella del pilota austriaco Roland Ratzenberger, avvenute entrambe nel week end del primo maggio del 1994. Da allora la pista ha subito molte modifiche per renderla più sicura e meno veloce. Per la maggior parte dei tifosi e dei tecnici il circuito ha perso tutto il suo fascino dopo che la mitica curva del Tamburello, dove Senna perse la vita e Berger fu protagonista di un pauroso incidente il 23 aprile dell'89, è stata di fatto cancellata con una doppia chicane, che riduce in modo drastico la velocità nel tratto che segue la partenza.

Subito dopo si rallenta alla prima curva a sinistra per poi entrare nella seconda parte del Tamburello. Questa sezione del tracciato è forse la più complicata, ma è importantissimo mantenere una buona velocità per arrivare bene alla Villeneuve (dove perse la vita Ratzenberger nel 1994).

Si giunge alla doppia Villeneuve a tavoletta nella prima parte, per poi appendersi ai freni nella seconda. Si accelera lungo il piccolo rettilineo che porta alla Tosa, che va affrontata con moltissima attenzione perché c'è poca aderenza. Si arriva quindi alla Piratella, una sterzata in salita molto difficile che si prende piena accelerazione. Anche qui occhio al circuito e alle vie di fuga, strette e molto vicine al muretto. Da qui si scende con una leggera pendenza verso la doppia curva a destra delle Acque Minerali. La seconda curva può facilmente ingannare perché finisce in salita e di nuovo manca aderenza. Raggiunta la collina ci si avvicina alla Variante Alta, una chicane molto veloce da affrontare col pugnale fra i denti. Si riprende il controllo della moto col posteriore che sobbalza man mano che ci si avvicina alla curva della Rivazza. È molto dura sia per i freni che per le sospensioni perché si avanza in discesa (Prost andò fuori pista sul bagnato nel 1992, addirittura durante il giro di ricognizione, scatenando l'ilarità del rivale Senna). La prima parte della Rivazza richiede una doppia piega a sinistra, e subito si raddrizza per il tratto finale. Ancora una volta l'aderenza è scarsa e si avanza (di nuovo) in discesa.

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Il segreto di Imola sta davvero nell'abilità dell'uso delle marce. Nella parte finale si sfreccia spalancando la manopola, prima di rallentare e affidarsi a San Brembo in prossimità della biforcazione che porta alla pitlane e al breve rettilineo di partenza.

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Ma quanto è pericolosa Imola? Lasciate like se vi è salito un brivido freddo lungo la schiena e fateci sapere che ne pensate nei commenti.

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-Lemmy

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PassionEndotermica, Milano 
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