Storie In Bianco e Nero : Monza '96

27.05.2020

Foto di Pinterest 

Monza 1996. La TV non era quella di oggi. Non esistevano l'alta definizione e i 16:9, Sky si chiamava ancora Tele+.

Ma tutto il resto, vuoi mettere? L'Autodromo pieno di folla, anche lungo i rettilinei e qualcuno pure sugli alberi. Una corsa mozzafiato, sul filo dei 190 km/h. In quel '96 il calendario Mondiale contava dodici round e a vincere il titolo fu Troy Corser: il terzo incomodo aveva bastonato i due grandi rivali, Fogarty e Kocinski.

Il gestore era la SBK International, dei fratelli Maurizio e Paolo Flammini. Durante il loro regno, durato dal 1990 al 2012, vendettero e ricomprarono il Mondiale quattro volte. 

La loro abilità fu disegnare la Superbike come contraltare del Motomondiale: di là i fighetti super pagati, le stelle irraggiungibili dai tifosi, di qua i piloti duri e puri: gente che aveva lavorato nei porti e nelle officine, che all'ultimo giro per superarti non ti guardava in faccia. 

Il pubblico poteva mettere il naso dovunque e bersi una birra con Fogarty, che aveva tantissimi tifosi e seminava lattine sui tavoli dei pub.

A Monza, davanti a un mare di folla, quel 16 giugno 1996 la Ducati aspettava il traditore King Carl, passato in Honda. Gliene dicevano di tutti i colori. Nei round precedenti il britannico era stato l'ombra di se stesso. Sulla Honda RC45, una quattro cilindri, non si raccapezzava. 

Ma in Brianza non andò esattamente come si pensava a Borgo Panigale. Nel finale di gara 1, Foggy tornò Re con una vittoria impossibile strappata spingendo fino alla morte il polso destro, come riusciva a lui. Kocinski, suo sostituto sulla 916 invece cadde subito. 

Una sconfitta bruciante, che non ebbe appello. Perché nell'intervallo l'americano pretese di usare la stessa moto incidentata, e comprensibilmente la 916 si ruppe al primo giro. Little John tornò ai box e inveì contro chiunque gli capitasse a tiro.

In gara 2 fu invece Chili, il bolognese, a far esplodere Monza, centrando una delle vittorie più sofferte e incredibili che la Superbike ricordi. Tagliò il traguardo in un boato pazzesco del pubblico, ma invece di festeggiare mandò tutti a fanculo.

Ce l'aveva con la Ducati, che stava concentrando le attenzioni tecniche sull'astro nascente Troy Corser, invece che su di lui. Molto moderato direi...

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-Lemmy

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PassionEndotermica, Milano 
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