Storie In Bianco e Nero : Nitroglicerina dal Giappone

Tratto e adattato da MotoriNews24.com
La stagione 2000 della Superbike è stata senza dubbi una delle più movimentate della storia. Il campionato per moto derivate dalla grande serie perde subito il suo pilota simbolo, quel Carl Fogarty che era diventato il vero mito in pista. Un destino chiamato Robert Ulm lo attendeva durante le prove a Phillip Island: un impatto violento, il pilota privo di sensi a bordo pista. Paura infinita e consapevolezza che anche il più forte del mondo può farsi male.
Ma storia che raccontiamo oggi non parla né di Carl Fogarty, né di Troy Bayliss.
L'ospite illustre ha le sembianze di un giapponese che è stato avvistato più volte ubriaco a fare l'ape in giro per Milano, registrato all'anagrafe come Noriyuki Haga. Questo personaggio dagli occhi a mandorla ha spiegato con dovizia di particolari al mondo intero quale fosse il senso recondito dietro la definizione di pilota da "tutto o niente", spesso ricorrendo al concetto di "niente", finendo con notevole assiduità per le vie di fuga di mezzo mondo e facendo amicizia con i medici in pista sparsi per i circuiti della WSBK.
Ma lo stesso NitroNori, riusciva anche a prendersi tutto. Nel 2000 aveva vinto più e più volte, solo una noiosa faccenda legata ad uso di efedrina gli aveva tarpato le ali nella rincorsa al titolo.
L'ultima tappa della
stagione coincise proprio con la gara di casa di Foggy, Brands Hatch, con la
guida del giapponese era da incanto sui saliscendi del circuito in terra
albionica, tra ingressi da panico e staccate con la moto completamente di
traverso. All'epoca c'era ancora la Superpole così come fu concepita. La pista
da affrontare in un singolo giro secco per ogni pilota a turno, dal sedicesimo
al primo per disegnare la griglia delle due gare di domenica.
Una moto, un pilota e un solo tentativo. Tutto o niente. Assolutamente perfetto
per la filosofia di Haga.
Quando le telecamere iniziano ad inquadrare Nori, si trovava ancora alla Dingle Dell e mancavano due curve prima di iniziare il finto rettilineo che costeggia i box. NitroNori arriva alla Clark, la piega a destra che immette sul rettilineo ed arriva il momento della verità, quello in cui deve spalancare il gas per prendere velocità e iniziare il giro lanciato. Ma l'unica cosa lanciata, è il suo didietro che viene sparato in aria dalla R7.
Nori ha aperto troppo presto e uno di quei famosi casi di cui si parlava prima, in cui il pendolo è pericolosamente tendente al niente. Caduta rovinosa e partenza dalla sedicesima casella, nel pieno di una muta di cani arrabbiati.
La griglia di partenza domenica è semplicemente il posto peggiore in cui stare. Wild Card come Reynolds e Hislop. Piloti affamati di successo come Hodgson e Bayliss. E poi le care vecchie canaglie, come un Edwards lanciatissimo, quella belva verde di Yanagawa ed un certo Frankie Chili. Haga è esattamente al centro del gruppone, sedicesimo e costretto a partire nel mezzo di una griglia che sembra una gabbia di matti.
Ma in tanti si dimenticano che quando si parla della nazionale di matti, Nitronori è il portabandiera ufficiale ai Giochi Olimpici. Il semaforo si spegne, assieme al cervello dei piloti, che sembrano avere una specie di contatto automatico tra lo stacco frizione e la cessazione di qualsiasi attività neuronale.
Il groviglio arriva alla prima staccata e una macchia bianca è palesemente fuori traiettoria, esterna a tutti. E' lui, è proprio il più matto tra i matti.
Non gli piace respirare gli scarichi degli altri e fa una traiettoria impossibile passando tutti a grappoli. Sembra infilare la sua Yamaha R7 dove non sarebbe possibile. "Ma non era partito sedicesimo? Ma come fa ad essere già lì?".
Neanche il tempo di arrivare alla Surtess, la quarta curva del tracciato. E Noriyuki Haga entra in curva primo. E' primo. Ne ha passati 15 in 3 curve e all'ingresso della quarta porta in testa la R7 con il 41 sul cupolino.
Durante la gara, Nori si batte come un leone, ma le gomme cedono ed alla fine si deve accontentare di un piazzamento al ridosso del podio.
Già che c'è, si ripete per Gara 2, facendo un'altra partenza indescrivibile e mandando letteralmente in crisi i telespettatori, che ancora oggi si chiedono come facesse Noriyuki Haga a combattere queste gare, ogni domenica, tutto o niente.
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-Lemmy
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